Era il 20 ottobre del 1995 quando il decreto ministeriale, e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 18 novembre, consentì ai comuni di Verduno, Roddi e La Morra, di applicare la fascetta della Denominazione di Origine Controllata alle bottiglie prodotte con Pelaverga Piccolo, vitigno a bacca nera dalle origini incerte le cui testimonianze risalgono al XVII secolo. Per un riconoscimento ottenuto anche grazie al contributo di Luigi Veronelli. Successivamente, nel corso del tempo, con la fortuna di nascere nelle Langhe, ma con la sfortuna di dover far fronte all’ingombrante presenza, tra gli altri, del Nebbiolo e dei suoi figli, Barolo e Barbaresco su tutti, il Verduno Pelaverga, con il suo rosso rubino e le sue corpose speziature, si è ritagliato la sua fetta di estimatori, pur restando sostanzialmente un vino per pochi, nel senso che, i nove ettari iniziali, sono sì raddoppiati, ma gli attuali diciotto, divisi in una decina di produttori, portano in dote non più di centoquarantamila bottiglie all’anno: nessuna delle quali ha mai visto una botte di legno.