Celebrare un’intenzione è un qualcosa sui generis. Ma lo è anche affidare la costruzione di una cantina a un artista, soprattutto guardando ai numerosi archistar che bazzicano per vigneti. Però questo è quanto successo a Bevagna, in provincia di Perugia, punto d’incontro tra il talento di uno degli artisti italiani più famosi del mondo e l’intuizione di una famiglia che, dal metodo classico trentino, pochi anni prima era scesa in Umbria per affrontare il Montefalco Sagrantino. Di quel momento, l’esito si è fatto aspettare, e non poco: sette anni. Solo nel 2012, sulla collina che domina i filari della Tenuta Castelbuono, Arnaldo Pomodoro consegna le chiavi della sua cantina scultura, ‘Carapace’, alla famiglia Lunelli. È il suggello di un rapporto iniziato nel 1984, quando Gino Lunelli incontra per la prima volta il Maestro, e proseguito, prima con la creazione di opere significative come il disco del 1992 e la spirale ‘Centenarium’ del 2002 (entrambe esposte da Cantine Ferrari), poi con il sostegno di Tenute Lunelli alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, di cui ancora oggi Matteo Lunelli è membro del consiglio di amministrazione. Per quanto riguarda l’opera, a cui l’Unesco ha assegnato il premio ‘La fabbrica nel paesaggio’, è ispirata al carapace di una tartaruga, animale simbolo di longevità, elemento che l’accomuna al Montefalco Sagrantino, mentre le crepe che ne attraversano la superficie rameica richiamano i solchi del terreno umbro, a simboleggiare il tempo e la sua azione sul vino.